L’accompagnamento musicale


Non bisogna perdere di vista il significato del rito religioso, la valenza di cui va rispettata la natura che implica raccoglimento, intensità emotiva ed interiore: la musica deve accompagnare le varie fasi della cerimonia con discrezione,senza sovrastare il percorso armonico della liturgia, dal tragitto verso l’altare, la fase centrale fulcro della cerimonia e il termine.

Molti spartiti sono parte della tradizione nuziale, inalterati nel tempo, arricchiti negli anni ma selezionati scrupolosamente nella loro attinenza al senso profondo del sacramento: possono essere suonati con o senza l’accompagnamento canoro, singolo o corale. Ultimamente brani come l’Ave Maria di Gounod o di Schubert, un tempo molto richiesti, sono spesso assenti dal contesto e, comunque, non andrebbero eseguiti se non al termine della cerimonia, perché non composti per tale rituale religioso.

La musica deve essere, ed é, comprimaria della celebrazione nuziale, l’ancella armonica che innalza ed esalta lo spessore spirituale della consacrazione, preghiera che incontra l’anima profonda: per questo deve intervenire quando il sacerdote tace e non sovrastare o corrompere la voce del rito.

Anche la musica del silenzio sarebbe necessaria, che invita al raccoglimento, alla pausa interiore, la gioia della cerimonia nuziale.