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Artscape Nordland, un museo a cielo aperto in Norvegia

by Feliciano Marcantonio

Norvegia: ecco chi sono i guardiani del mare

Una caccia al tesoro nella regione del Nordland, oltre il Circolo Polare Artico: 36 sculture e installazioni danno vita a un museo a cielo aperto. Un progetto di arte collettiva, nelle isole e nei borghi di pescatori, chiamato Artscape Nordlanddi Fausta Filbier – 7 luglio 2017

“Toccami, parlami, respirami”. Impossibile resistere all’invito delle 36 sculture, opera di artisti provenienti da 19 diversi paesi, sparse nel paesaggio. E non uno qualsiasi. Ma le rocce, le baie, il mare, i villaggi di pescatori del Nordland, regione centrale della Norvegia, oltre il Circolo Polare Artico. un’ultima frontiera, che non stende il tappeto di benvenuto, ma provoca emozioni che lasciano lividi.

Perché qui il tempo ha lavorato con mazza e scalpello. E ha lasciato segni drammatici. Questa storia di natura versus arte nasce alla fine degli anni Ottanta dal desiderio dei 240 mila abitantidella zona, grande come lombardia e Piemonte messi insieme, di avere un proprio museo.

Per ammirare un quadro o una scultura sono costretti a spostarsi in altre regioni, o ad andare fino alla capitale Oslo. Ma dove costruirlo? E soprattutto, come inserirlo in un universo così prepotente?Si apre allora un dibattitto sul ruolo dell’arte e sul suo rapporto con il territorio che, nel 1992, dà origine al progetto Artscape Nordland, un work in progress che ha coinvolto 44 municipalità ed è durato più di due decade.

Il risultato? una galleria creativa diffusa su 40 mila kmq, che mescola genio umano e natura assoluta.  Un museo open air tra i più grandi del mondo, che cambia aspetto a seconda delle stagioni, della luce, del tempo. E che crea uno spazio mentale e fisico, invitando lo spettatore a fare un’esperienza viva.Il progetto oggi è concluso e ad agosto celebra i 25 anni con una serie di mostre ed eventi.

Un’occasione per andare alla scoperta di questa collezione d’arte a cielo aperto, trasformandola in una sorta di caccia al tesoro sparsa su un territorio enorme. Sfruttando inoltre l’estate artica, la stagione migliore: quella delsole a mezzanotte, del clima più mite e della luce che non manca mai.

L’ideale è costruirsi un proprio itinerario, di pochi giorni o di settimane, seguendo come briciole le tracce delle 36 sculture. Ognuna vale il viaggio e rimane un qualcosa di raro, unico. Senza dimenticare che questo angolo di Norvegia è un paradiso per gli appassionati di wilderness, trekking, hiking, pesca, bicicletta, canoa…

DOVE VEDERE LE SCULTURE DI TONY CRAGG

La porta d’entrata principale è Bodø capoluogo slow life del Nordland. Accoglie con la sorprendente Untitled, opera dell’inglese Tony Cragg: sette massi di granito appoggiati sull’argine del porto, forati da parte a parte. Si toccano, ci si guarda attraverso. Verso il mare o verso la città. Proprio al di là di questo mare, le isole Lofoten, un’infilata di vette intorno ai mille metri, fiordi, laghi glaciali, villaggi di pescatori dalle case colorate e le immancabili intelaiature di legno con i meluzzi messi essiccare.

Nelle interminabili giornate dell’estate artica il sole percorre un lento arco nel cielo azzurro. E accompagna alla scoperta di Head, opera dello svizzero Markus Raetz, sul litorale deserto di Eggum. Ci si arriva camminando una decina di minuti tra pascoli e scogli. Su una colonna di granito alta poco meno di due metri si trova quella che sembra una testa, ma che ha dozzine di forme, a seconda del punto di osservazione. I colori sono cangianti, basta una nuvola per creare un’altra scena.

Il panorama è monumentale: da una parte un lago plumbeo e aspre colline, dall’altra il mare, volubile come le stagioni, pieno di fascino e di ricordi storici. Questa è la terra dei Vichinghi e la scultura sembra un totem lasciato dagli antichi guerrieri per dialogare con il mondo.È invece sulla strada principale per Vågan, Untitled dell’americano Dan Graham, che trascende l’opera d’arte in sé, creando un evento: una costruzione di vetro trasparente e riflettente che, a seconda delle stagioni e delle ore del giorno, rispecchia e scompone nella parete concava immagini sempre diverse. Un’opera pittorica, scultorea, architettonica. Ma, soprattutto, un’idea che cattura la natura.

DOVE SCOPRIRE NYKSUND, L’ULTIMA THULE

Ancora un braccio di mare, ancora altre isole, le Vesterålen. Qui la mano dell’uomo è stata molto reticente a cambiare i connotati del luogo. Montagne e fiordi, pascoli e spiagge bianchissime da sembrare Caraibi. Il bagno, dicono, si fa in agosto… l’acqua può raggiungere i 16-18 gradi. Dedicata ai più coraggiosi.

Qui l’Ultima Thule porta il nome di Nyksund, villaggio di pescatori ora tornato a nuova vita. Ci si arriva dopo chilometri di strada quasi sterrata. Ininverno, grazie alle poche luci, è uno dei luoghi più favorevoli per vedere l’aurora boreale. A credere nella rinascitadi questo luogo abbandonato dagli uomini Ssemjon Gerlitz, quarantenne di origini tedesche proprietariodell’hotel Holmvik Brygge Nyksund. “Ci sono arrivat…

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